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Storia 2

Storia

La Famiglia Vecchietti, mercanti e mecenati

E vidi quel d’i Nerli e quel del Vecchio / esser contenti a la pelle scoperta, / e le sue donne al fuso e al pennecchio.”  Così Dante Alighieri, nel suo Canto XV del Paradiso, custodisce la memoria della Famiglia Vecchietti, che dà il suo nome al nostro palazzo storico.

Ricchi mercanti di pellicce, i Vecchietti furono una delle prime famiglie a stabilirsi nel capoluogo toscano, ma anche una delle più potenti, tanto che i suoi membri ricoprirono decine di incarichi di rilievo nella Repubblica fiorentina.

Erano così facoltosi che i loro possedimenti coprivano un intero isolato nel centro della città, dall’arco di Piazza della Repubblica fino a Palazzo Strozzi.

Il Giambologna costruisce Palazzo Vecchietti

Qui nel 1578 il senatore e mecenate delle arti Bernardo Vecchietti chiede al Giambologna – che aveva ospitato e foraggiato fin dal suo arrivo a Firenze - di costruire la sua residenza: Palazzo Vecchietti.

Il Giambologna costruisce questo palazzo storico inglobando al centro il bel chiostro della casa precedente, su cui si affaccia dal primo piano una loggetta quattrocentesca ornata di fini graffiti, forse opera del Lippi e di Andrea del Castagno. Ancora oggi sono visibili all’interno dell’hotel i resti di una struttura persino più antica, una antichissima Torre Bizantina.

Al pari di altre ville della famiglia, Palazzo Vecchietti fu adibito ad ospitare opere d’arte di prestigio, come il Sant’Agostino nello Studio del Botticelli, che oggi si trova agli Uffizi.

Il Canto dei Diavoli

Sull’angolo tra le facciate del Palazzo storico, Giambologna pone lo Stemma della Famiglia, che riporta cinque ermellini d’argento in campo azzurro, simbolo di purezza incorruttibile, e un bizzarro portabandiera a forma di diavoletto in bronzo di cui oggi rimane la copia (l’originale è a Palazzo Vecchio).

Secondo la leggenda qui una volta si trovava un tabernacolo dove era solito predicare il sant’uomo Pietro da Verona. Un giorno, durante un sermone, il Diavolo per interromperlo fece imbizzarrire un cavallo nero che disperse la folla. Pietro riuscì a calmarlo e proseguì il suo sermone, ma da quel giorno la gente soprannominò il luogo “Canto del Diavolo”, a cui il Giambologna si ispirò per realizzare il portabandiera.

Palazzo Vecchietti ai giorni nostri

Palazzo Vecchietti ha resistito intatto nei secoli a saccheggi e guerre, ad alluvioni e cambiamenti, passando sotto varie proprietà fino ad essere raccolto dalla famiglia Nencini, Giusfredi e Magni, che l’ha affidato alle cure delle Belle Arti perché fosse restaurato nella massima fedeltà ai dettagli originali.

Ecco perché Palazzo Vecchietti conserva ancora oggi pezzi artistici di grande pregio, come cornici, suppellettili, mobili e camini antichi perfettamente restaurati che si alternano ai moderni arredi negli ambienti comuni e nelle camere della struttura, definendo un gusto unico e uno stile inimitabile.

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